Forever Young by Alessandra Montrucchio

Forever Young by Alessandra Montrucchio

autore:Alessandra Montrucchio [Montrucchio, Alessandra]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858829066
Google: I3qdDgAAQBAJ
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-05-16T22:00:00+00:00


10 ottobre 1982, Berlino Ovest

Nel sonno lei era bellissima, e così dolce. I capelli sparsi sul cuscino, le ciglia lunghe che proiettavano buffe ombre sulle efelidi e sulle guance. La spallina blu della camicia da notte sulla pelle bianca. Il respiro leggero e il profumo che emanava sempre, ma più caldo e più intenso. In quel momento doveva sognare, perché sotto le palpebre si indovinavano i movimenti rapidi degli occhi, e sulla bocca le si accendevano brevi sorrisi. Forse era un bel sogno, allora. E lui avrebbe volentieri passato la vita a guardarla sognare e sorridere.

Alex rabbrividì. Per quanto fosse abituato a temperature ben più rigide, rimanere immobile una notte intera senza coperte non era il modo migliore per non avere freddo. Poteva infilarsi sotto il piumino, giusto per scaldarsi una decina di minuti… no, no. Già così, la vicinanza del corpo di Mia lo metteva a dura prova, ma se quel corpo se lo fosse ritrovato addosso, senza uno spesso strato di stoffa a dividerli, Alex era praticamente sicuro che non ce l’avrebbe fatta a resistere. Era una tortura; una magnifica tortura. Non aveva mai vissuto nulla di innocente come l’amore per Mia, tanto che insieme a lei riusciva quasi a sentirsi innocente anche lui. Quasi.

Mia si mosse. Alex trattenne il fiato sentendola mugolare e stirarsi.

“Buongiorno,” la salutò.

Mia si stropicciò gli occhi, si girò verso di lui.

“Buongiorno,” sorrise, “ho dormito come un ghiro… è tanto che sei sveglio?”

“Un po’.”

“E perché non hai svegliato anche me?”

“Perché adoro guardarti dormire.”

Mia tirò fuori le braccia da sotto il piumino, gliele passò intorno al collo.

“E non adori baciarmi, anche se so di sonno?” gli chiese.

“Lo detesto.” Alex le scostò i capelli dal viso. Strano, aveva voglia di piangere. E di ridere. “Detesto baciarti in generale. Preferisco…”

“Sta’ zitto, Alex,” lo interruppe lei, attirandolo a sé. “Zitto…”

Lo baciò con una tale passione che il suono del campanello fu un’ancora a cui lui si aggrappò per evitare di infilarsi sul serio sotto il piumino.

“Ma chi può essere?” domandò Mia, confusa.

Alex saltò in piedi. “Una sola persona può presentarsi a casa tua la domenica mattina alle…” guardò l’orologio accanto al letto, “…nove.”

“Un venditore di enciclopedie molto ostinato?”

“No, un manager musicale!”

A grandi passi raggiunse il corridoio. Visto che in quella casa vivevano in sette, almeno ogni tanto sarebbe dovuto capitare che qualcun altro andasse ad aprire la porta; ma con la scusa che la sua stanza era la più vicina alla porta, nove volte su dieci toccava a lui.

Aprì. Come volevasi dimostrare era Theo, con una faccia a dir poco da funerale.

“Ehi, che succede?”

“Questo, succede.” Theo gli sbatté fra le braccia una pila di giornali ed entrò. “Non hai neanche bisogno di sfogliarli, la notizia è in prima pagina.”

Alex chiuse la porta di casa, lanciò un’occhiata a Karin e Frank che si erano affacciati dalle loro stanze come per dire di non far caso a loro due e seguì Theo in soggiorno. Si sedettero affiancati sul divano.

Il giornale in cima alla pila era la “Frankfurter Allgemeine”; il titolo dell’articolo a fondo pagina era Alex Winter: un passato da detenuto.



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